EX CASERMA FANTI - SCUOLA DEI CADETTI MATEMATICI PIONIERI_MODENA 2020

 
 
 

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A seguito delle vicissitudini napoleoniche e del Congresso di Vienna gli Este riuscirono nel 1814 a rientrare in possesso della città di Modena e a insediare l'antico governo ducale di stampo assolutistico.
Velocemente tutte le riforme francesi vennero abolite ma, in taluni casi, i cambiamenti instaurati da Napoleone vennero mantenuti e utilizzati a vantaggio del governo centrale.
I bonapartisti abolirono tutte le congregazioni religiose e i beni mobili ed immobili di queste entrarono a far parte del patrimonio statale, Francesco IV d'Asburgo Este promosse il ritorno degli antichi ordini ecclesiastici ma decise di mantenere la proprietà di alcuni lotti sparsi nel ducato e nella città di Modena. Questo accadde per il monastero di San Pietro il quale nel XIX secolo venne definitivamente privato dell'antico orto e degli immobili posti su via Saragozza e via San Pietro. Tra questi era presente anche un antico mulino che sfruttava il corso delle acque di canal Grande posto a ridosso delle mura lungo via Saragozza.
Il Duca, rientrato da poco in possesso dei suoi territori, promosse una intensa campagna di rinnovo edilizio cittadino ciò, non solo per risolvere esigenze igieniche e di occupazione, ma principalmente come strumento per l'esaltazione di se stesso e del buon governo estense. L'architettura diventa pertanto un “istrumentum regnii” e Francesco IV, per avere un totale controllo su di essa e sulla formazione dei futuri architetti, ingegneri e manovali, decise di creare una nuova scuola che formasse tale individui seguendo quelli che erano i dettami di palazzo. L'area espropriata al convento di San Pietro venne prescelta per la costruzione di questa nuova scuola militare; essa si sviluppava lungo la passeggiata delle mura, luogo assai caro ai modenesi, e pertanto poteva ospitare un “monumento” ben visibile esaltante il casato estense. E' interessante ricordare che la costruzione di tale scuola blocco' la realizzazione di un altro importante progetto, molto caro al Duca, ovvero il prolungamento di corso Canalgrande fino alla cinta muraria, vari documenti in merito a questa proposta di mutamento urbanistico sono conservati presso l'Archivio di Stato di Modena.
I lavori per la costruzione della nuova scuola iniziarono nel 1822 e gia' nel 1823 una parte del complesso poteva dirsi terminata, in quest'anno di fatti si diede avvio ai primi corsi di formazione.
Il cantiere inizio' lungo via Saragozza, in questo luogo erano gia' presenti dei fabbricati e il Duca promosse il restauro e la riduzione di questi senza demolirli completamente ma trasformandoli in spazi funzionali alle attivita' didattiche. A seguire si innalzo' l'ala parallela alle mura ed infine il braccio affacciante sulla chiesa di san Pietro. Analizzando le planimetrie si puo' subito notare la semplicita' e regolarita' delle ultime due ali rispetto al braccio lungo via Saragozza che, essendo stato ricavato restaurando edifici esistenti, presenta un impianto meno regolare e non rispettante quel rigore “illuministico” tipico delle architetture modenesi del tempo. La costruzione della scuola in più fasi ha fatto si' che vennero apportate man mano alcune trasformazioni rispetto al progetto originario e pertanto i vari elaborati planimetrici presentano pentimenti e trasformazioni diffuse.
A seguito della cacciata dei Duchi d'este nel 1859 e l'instaurazione del Regno d'Italia nel 1861 a Modena vennero soppresse tutte le antiche istituzioni che vennero poi sostituite da altre di stampo pienamente piemontese. I Savoia attuarono un politica di “damnatio memoriae” sostituendosi in toto alla figura dei precedenti sovrani. Tutti i palazzi aventi funzioni pubbliche non vennero abbandonati ma riutilizzati cancellando le tracce degli Este, cambiandone le funzioni e i nomi. Questo avvenne anche per la scuola dei Cadetti Matematici Pionieri che da “politecnico” venne trasformata in semplice caserma di fanteria ed intitolata al generale Manfredo Fanti, eroe risorgimentale. Il nuovo potere centrale non attuo' grandi trasformazioni all'immobile il quale rimase sostanzialmente invariato. Ricordiamo la creazione di un piccolo ampliamento a ridosso della recinzione verso le mura in prossimita' del grande arco d'accesso e la creazione di alcune nuove tramezze interne. Il Re Vittorio Emanuele II si reco' presso tale accademia e in memoria di tale avvenimento venne eretta al primo piano una lapide commemorativa, oggi andata perduta.
Con il finire dell'Ottocento a Modena, in sintonia con le mode urbanistiche europee, si inizio' a discutere in merito all'abbattimento della cinta muraria; se pur con vari pareri contrari il Comune promosse l'abbattimento totale delle mura a favore di più moderni ed ariosi viali e di nuovi parchi pubblici. Il processo duro' diversi decenni a causa di varie interruzioni tra le quali la prima guerra mondiale.
Giordano Bertuzzi, Modena nuova - L'espansione urbana dalla fine dell'Ottocento ai primi del Novecento
“Nella primavera del 1915 tutta l'area in questione [tra il teatro Storchi e il baluardo di San Pietro] era in pratica sistemata a parco. Aggiungiamo che nel primo immediato dopo guerra furono varati provvedimenti urgenti per la ripresa della produttivita', aventi soprattutto lo scopo di dar lavoro alla gran massa di reduci dal fronte … nel quadro delle iniziative d'urgenza, il 13 dicembre 1918 si decise di riprendere senza indugio i lavori di demolizione delle mura, interrotti dalla guerra, per i quali fu poi richiesta la dichiarazione di pubblica utilita'. Si procedette così, … all'abbattimento delle mura a sud e a ovest, destinando a continuazione del parco l'area sud dal baluardo di San Pietro alla porta di San Francesco, mentre a ovest la superficie compresa tra gli attuali viali Vittorio Veneto e Tassoni, fu adibita a fabbricazione, …”
Questi stravolgimenti dell'assetto urbanistico cittadino comportarono trasformazioni in tutti gli edifici affaccianti sulle mura, tra il 1918 e il 1919 l'accesso principale alla caserma Fanti venne definitivamente murato ed in parte sepolto in quanto il Comune, nel desiderio di regalare alla citta' nuovi e sontuosi viali, decise di uniformare il terreno che va dal baluardo di San Pietro fino a via Saragozza a discapito dell'ottocentesco arco d'ingresso e della scalinata in marmo.


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