PALAZZO TACOLI - 2017 / 2018

 
 
 

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“L’ornamento maggiore del passeggio delle mura, sarebbe quello di essere fiancheggiato da belle fabbriche che oltre alla loro vaghezza procurassero anche quei comodi che rendono più piacevole e gradito il passeggio stesso. Nello stato in cui trovansi le case che dalla strada del Terraglio arrivano al monastero di san Pietro, ben lungi dal recare quei vantaggi che si possono ottenere, presentano invece una deforme vista e una meschinità tale che non si riscontra in alcuna parte della città. Egli è perciò che un lavoro dei più urgenti per il pubblico decoro, sarebbe di rifabbricare questa parte di abitato nel modo più conveniente.”
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Queste considerazioni, estratte da alcuni atti amministrativi del 1818, ben descrivono quello che doveva essere l’aspetto, nei primi decenni del XIX secolo, dell’isolato che oggi si affaccia su viale Martiri della Libertà; un susseguirsi di abitazioni popolari prive di decoro che di certo non si addicevano a fare da quinta a uno dei luoghi storicamente più frequentati dai cittadini modenesi in cerca di svago e divertimento.
In tali anni, infatti, la città appariva ancora cinta da mura che, avendo perso la loro funzione difensiva a causa dell’evoluzione delle tecniche belliche, fungevano da elegante boulevard sopraelevato.
Un primo schema progettuale riguardante tale zona si ebbe svariati anni dopo, nel 1836, ad opera della Commissione d’Ornato, la quale sviluppò un elaborato che identificava unicamente la sagoma del nuovo isolato basandosi sul desiderio di rendere rettilinei i nuovi fronti edilizi.
L’intervento però ebbe inizio solo nel 1844 dopo l’acquisto da parte del Governo estense dell’intera area “Allo scopo di dare una migliore sistemazione alle Contrade dette Pellatore e della Lucchina … il Ministero di Pubblica Economia, riportato avendo la Sovrana Sanzione, dispose per l’acquisto di tutte le case … attribuendo a ciascuna … un valore peritale aumentato del sesto, fissando l’epoca e il modo di pagamento. ”.
Le case, una volte cedute al Ministero, vennero abbattute e il nuovo isolato venne suddiviso in 6 ampi lotti come indicato nel progetto generale di riforma presentato dall’architetto Cesare Costa all’inizio del 1844.
Quello che si evince dalla proposta costiana è una radicale trasformazione relativa alla tipologia edilizia dell’area: da edilizia popolare e spontanea a edilizia sontuosa ed atta ad ospitare i ceti dirigenti della capitale estense.
Una volta fissati i parametri estetici ed approvati dalla Commissione d’Ornato, il Duca procedette a vendere tali lotti, così da non dover finanziare direttamente i vari cantieri, essendo però certo del gusto architettonico che avrebbe caratterizzato il nuovo isolato.
Unico fabbricato a restare di proprietà statale fu l’attuale palazzo della Provincia ai tempi denominato palazzo del Caffè in quanto, oltre ad essere adibito a funzioni pubbliche, ospitava ai piani superiori il più prestigioso caffè cittadino.
A seguito della vendita dei lotti ad illustri famiglie modenesi si procedette alla progettazione e alla realizzazione delle nuove dimore tra cui palazzo Tacoli.
Originariamente il proprietario del lotto, ora situato in viale Martiri della Libertà n.32, era la famiglia Forghieri, come si evince negli elaborati di Cesare Costa degli anni ’40, e pertanto si deve ad essa la realizzazione di tale immobile (probabilmente tale famiglia si occupò dell’innalzamento di un primo nucleo, ampliato poi nelle forme attuali dai successivi proprietari, i Marchesi Tacoli).
In un disegno del 1844 Costa rappresenta i prospetti di tutti i nuovi fabbricati dell’isolato e cita a didascalia: “Facciate delle case Tavani, Forghieri e Malatesta copiate fedelmente dagli originali presentati spontaneamente dai singoli proprietari e soltanto ridotte in una medesima scala con quella del Ministero ad uso caffè, trattoria, ecc …”
Possiamo quindi evincere che palazzo Forghieri - Tacoli rispetterà i dettami generali imposti dall’architetto Costa ma sarà gestito come cantiere autonomo dai proprietari probabilmente affiancati da un altro architetto.
Gli elaborati depositati presso l’Archivio Storico di Modena mostrano che il palazzo, pur essendo concepito come un complesso unitario, venne suddiviso, probabilmente per questioni economiche, in due blocchi: si procedette in prima istanza all’innalzamento della porzione prospiciente la cinta muraria e solo in seguito si costruì il blocco che oggi si affaccia su corso Adriano. Tale suddivisione è tutt’ora leggibile nella disposizione dei piani, che appaiono posti su livelli diversi, nel diverso gusto degli affreschi che decorano gli androni d’ingresso, nella diversa ricerca formale - estetica e soprattutto nella difforme complessità che caratterizza il primo stralcio di intervento dal secondo.
Gli ambienti realizzati a ridosso delle mura rispettano sommariamente quanto rappresentato in una pianta del 1848. Tale planimetria evidenzia un edificio ad “U” (primo stralcio di intervento) caratterizzato da un ampio scalone quadrangolare accessibile direttamente dall’ingresso e mostrano come la parte centrale della facciata principale sia leggermente aggettante rispetto alle estremità laterali di tale fronte.
Questo elaborato mostra una evoluzione rispetto al progetto della facciata del 1844, che non rispetta infatti l’assetto odierno di tale fronte, in quanto essa, grazie al leggero aggetto, vedrà evidenziata la fascia centrale e soprattutto possiamo ritenere, anche dalla sola lettura planimetrica, che proprio questa modifica permise l’introduzione del balconcino, cinto da un parapetto in ferro battuto, e delle eleganti paraste ioniche, simboli caratterizzanti l’intero stabile.
Lo stile adottato per il fronte principale rispetta il gusto neoclassico in voga a Modena in quegli anni e soprattutto segue, riprendendo proporzioni, forme e stilemi, l’architettura del Costa, forse il più celebre professionista di quegli anni in città, creando così un immobile in stretto dialogo con la limitrofa “fabbrica del Caffè” e non in competizione con essa.
Gli ambienti posti all’interno del blocco sopra descritto furono i luoghi della vita nobiliare e conservano tutt’ora una grande ricercatezza formale; una enfilade di porte mette in comunicazione gli ampli saloni affrescati sviluppati a ridosso della facciata, doppi volumi e giochi di luce stupiscono il visitatore all’ingresso di ogni stanza e l’imponente scalone d’onore, chiuso da un soffitto affrescato con uno sfondato architettonico popolato da angeli, rende unico questo immobile.
Degni di nota sono sicuramente i ricchi apparati pittorici, conservati in maniera quasi del tutto integra, che dimostrano l’alto livello culturale degli antichi proprietari che per la loro residenza decisero di affidarsi a professionisti di grande bravura e sicuramente di spicco nel panorama culturale modenese. Il gusto e lo stile riprendono quello in voga nella seconda metà dell’Ottocento in città, ovvero quello di un neoclassico con alcune tendenze eclettiche che conferiscono una maggiore ricchezza decorativa rispetto alle opere dei primi del XIX secolo. I temi trattati nei soffitti dipinti si concentrano principalmente su amorini, sfondati architettonici che inquadrano spazi di cielo, sull’ampio utilizzo di grottesche, su trionfi di fiori e festoni e in taluni casi sull’inserimento di alcuni orientalismi, come si può ammirare in una stanza al piano nobile dove una figura mitica, una sorta di drago stilizzato, sembra quasi fumare un narghilè.
Interessante è sicuramente la decorazione dell’androne principale, i suoi fronti verticali appaiono mossi e articolati da elementi architettonici, quali paraste in stile tuscanico, mentre la volta presente una ricchissima decorazione pittorica che riprende in alcuni elementi stilemi utilizzati in altri importanti cantieri modenesi, come ad esempio nel Teatro Comunale (inaugurato pochi anni prima, nel 1841).
La ricchezza e il prestigio degli antichi proprietari si può notare, oltre che negli apparati pittorici sopra citati, anche nella scelta dei materiali utilizzati nelle aree di rappresentanza del palazzo (tutti perfettamente conservati e ancor oggi presenti): marmi, pavimenti in legno intarsiati, battuti veneziani, camini in pietra, … e nella volontà di creare una facciata a ridosso della passeggiata delle mura, odierna viale Martiri della Libertà, che grazie al sapiente utilizzo dell’ordine ionico e degli stilemi classici, rispettando forme e proporzioni, esprimesse il loro amore per il sapere antico legittimando così l’alto lignaggio del casato non solamente attraverso le grandi ricchezze ma anche tramite la cultura, vista come valore fondamentale per innalzarsi nella società.
Il secondo stralcio di intervento, innalzato probabilmente per ospitare gli uffici dediti alla gestione del patrimonio di famiglia e per creare gli alloggi della servitù, presenta uno stile più sobrio e lineare. Elemento caratterizzante tale area risulta essere sempre lo scalone quadrangolare che probabilmente, al disotto dei moderni tinteggi, presenta alcune decorazioni pittoriche o trattamenti cromatici sicuramente più complessi e articolati dell’odierno monocromo.
Come detto in precedenza i primi proprietari dell’immobile, e coloro che diedero l’impulso edilizio, furono i Forghieri ma sappiamo che pochi anni dopo l’intero stabile venne acquistato dai Marchesi Tacoli i quali, scegliendo tale dimora come palazzo dinastico, collocarono il loro stemma sul cancello in ferro battuto posto nell’androne principale.
Tale elemento è tuttora presente, posto sulla sommità centrale della cancellata racchiuso dentro un ovale, e rappresenta una taccola, piccolo uccello nero, rivolta ad occidente.
Il blasone appare riproposto anche su alcuni arredi adornati il piano terra del vano ospitante lo scalone d’onore e in questo caso lo scudo è adornato da un nastro riportante il motto di famiglia “IN DEO SPES MEA”.
Il palazzo realizzato a partire dagli anni ’40 dell’Ottocento vide mutare non soltanto gli assetti politici cittadini e nazionali, la caduta del Ducato, la nascita del Regno d’Italia, le guerre mondiali, … ma fu coinvolto in maniera diretta nelle grandi trasformazioni edilizie modenesi; la sua originaria funzione di chiusura scenica della passeggiata delle mura venne totalmente stravolta a partire dagli ultimi anni del XIX secolo quando, seguendo le mode d’oltralpe, il Comune di Modena decise di abbattere le antiche mura per fare spazio a più moderni ed ampi viali, inoltre, dalla sua posizione ai limiti della città storica, fu spettatore delle grandi campagne di urbanizzazione che proprio in quest’area (ad est delle vecchie mura) produssero i primi quartieri extra moenia.
Nonostante i grandi cambiamenti che travolsero quest’area palazzo Tacoli ha saputo mantenere in vita la sua originaria anima aristocratica ed essendo arrivato sino a noi integro e privo di importanti alterazioni può essere considerato raro custode del modello di vita ottocentesco e importante esempio di architettura tardo neoclassica modenese.



Filo conduttore del presente studio preliminare di fattibilità è senza dubbio il rispetto della memoria storica e la volontà di dare nuova vita ad una architettura che caratterizza fortemente il panorama architettonico della città e che può essere considerata uno dei principali esempi di gusto tardo neoclassico modenese.
Prospetti esterni:
- Restauro e recupero dei vari elementi decorativi e, grazie ad una attenta analisi della documentazione fotografica, si propone il recupero delle originare cromie che evidenziavano ed esaltavano gli elementi architettonici orizzontali e verticali (paraste, trabeazioni, cornici, …).
Prospetti interni:
- Si restituisce, attraverso l’introduzione di cornici a rilievo lungo il perimetro delle aperture (porte e finestre), la ricchezza del dettaglio della sobria decorazione tipica del palazzo. Si introducono tinteggi bicromi e restauro degli affreschi negli androni di accesso e nella loggia. Si realizzano le aperture al piano terreno inserendo portoni più ampi e più ritmati rifacendo i sopraluce in ferro e i portoni in legno tipici del palazzo originario.
Corte centrale:
- L’ampia corte centrale vedrà il recupero delle varie facciate e delle pavimentazioni originarie, al piano terra viene proposta la realizzazione di garage privati e posti auto scoperti i quali saranno sapientemente mimetizzati da pergolati e vegetazione in vaso che consente l’occultamento delle auto parcheggiate dagli affacci sovrastanti.
Scaloni condominiali e ascensori:
- L’immobile viene suddiviso progettualmente in 4 “blocchi”, A, B, C e D, sfruttano corpi scale già esistenti. Si propone pertanto il restauro degli antichi collegamenti verticali ad eccezione del vano C per il quale si propone la realizzazione di un nuovo corpo scale in quanto l’attuale, di scarso pregio e probabilmente aggiunto successivamente, non risponde alle moderne necessità condominiali e ad una fruibilità degli spazi distributivi.
Si ricavano inoltre ascensori in cavedi o in piccoli ambienti limitrofi ai collegamenti verticali così da non mutare l’assetto originario delle scale ottocentesche e le loro preziose decorazioni pittoriche.
Residenze e uffici:
- Il complesso viene suddiviso progettualmente in varie unità destinate ad uffici e residenze. Tali divisioni pur rispettando fortemente la memoria storica e valorizzando al meglio gli elementi di pregio preesistenti, creano nuovi ambienti più consoni al vivere moderno e rispondenti alle esigenze di mercato. Gli uffici sono separati mediante la cancellata storica dalle residenze, evitando interferenze tra gli ambienti aperti al pubblico e i quieti vani con funzione abitativa.

Restauro, recupero e frazionamento delle unità abitative:
- La suddivisione, oggetto del presente progetto, dei 4.000,00 mq circa in cui si sviluppa il palazzo, ricalca fedelmente l’organizzazione spaziale originaria. Non si introducono nuovi e incongrui vani scale e si rispettano le logiche distributive dell’impianto ottocentesco per consentire la lettura e conservarne l’integrità.
Gli ampi locali pregevolmente affrescati affacciantesi sul parco cittadino conservano le loro lussuose finiture nelle porte, serramenti vetrati, intarsi lignei e battuti veneziani dei pavimenti, oltre ai camini d’epoca.
Nulla viene stravolto bensì valorizzato dalle dotazioni tecnico, impiantistiche attuali per consentire il comfort corrispondente alle esigenze del viver contemporaneo. I locali affacci antesi sulla corte interna di notevoli altezze (superiori ai 4,70 m) vengono soppalcati per consentire una doppia e articolata fruizione dell’ampio vano spaziale. Gli alloggi ricavati negli ampi sottotetti dotati di imponente e antica orditura lignea in copertura saranno dotati di grandi lucernari telecomandati posti a fianco degli abbaini e finestre già esistenti. Le finiture, in coerenza con il pregevole decoro architettura del palazzo saranno di alto livello e consentiranno di rileggere nel sua “interezza” e “integrità” la bellezza di uno dei patrimoni culturali della città Ducale di Modena.

Questi idee progettuali unite all’utilizzo di moderne e nuove tecnologie creeranno unità di pregio e uniche nella città di Modena.


 
 
 
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