Architettura Residenziale
L’affascinante complesso insediativo di origine rurale, documentato nelle tavole del Catasto Leopoldino del 1861, venne edificato nella prima metà dell’ottocento. L’insediamento si incastona nelle pendici del variopinto bosco versiliese che si inerpica a ridosso delle maestose, scenografiche e candide, Alpi Apuane. In posizione planimetrica e altimetrica aderente alla conformazione naturale del declivio, il costruito che si snoda con la sua conformazione irregolare, è perfettamente inserito nell’andamento scosceso del terreno. Si compone di 3 corpi fabbrica costruiti secondo l’architettura tipica delle colline versiliesi, con i sassi ed i materiali estratti nel territorio circostante.
L’intervento di recupero restituisce il fascino e la ricomposizione dell’originario nucleo insediativo attraverso l’impiego dei materiali e delle tecniche costruttive dell’epoca. Il progetto è stato realizzato, come propria residenza, dall’arch. Silvia Giacobazzi e si sviluppa adagiandosi su un terreno di 2.000 mq avente configurazione ad oliva con andamento mosso su più livelli. Interamente recintato con portici, con un’elegante piscina di 79 mq lunga 17 ml, il gazebo, 5 bassi servizi, doccia e spogliatoio esterni, il complesso è immerso nella quiete di un incantato bosco che si tinge di svariati colori nelle diverse ore del giorno e del crepuscolo.
I 2 fabbricati principali erano adibiti a residenza e a magazzino; il più piccolo al ricovero di materiali agricoli. Trovandosi lungo la linea gotica, il fabbricato centrale venne bombardato nel 1943 e conseguentemente parzialmente demolito. I restanti fabbricati mantennero la loro vocazione rurale fino al secondo dopo guerra quando, vennero riutilizzati uno per la residenza del custode della cava attigua e l’altro, il basso servizio, come laboratorio per la lavorazione del marmo. Nella seconda metà del XX secolo la cava venne dismessa e nel 1980 il complesso venne abitato da uno scultore newyorkese di origine polacca, che vi rimase con la famiglia, creando le sue opere nel laboratorio fino al 2011, quando incominciarono i lavori di restauro, di ampliamento e di ricostruzione del rudere abbattuto durante la seconda guerra mondiale.
The project involves the redevelopment of a former engineering works used to process sheet metal, close to Lavender Hill, Clapham. The complex infill site embedded within a residential urban block, has been transformed into a residential development of nine dwellings accessed via an existing cobbled mews.
Apartments are organised on two floors with a densely planted, communal courtyard at the centre of the plan which the residents have been encouraged to adopt, nurture, and add to. Private terraces and courtyards provide the homes with air and light, as well as a useful utility space.
The new buildings have brickwork facades detailed to give elaboration and textural effect that reference the Victorian industrial heritage of the site with vertical pilasters and twisted soldier course friezes. Windows and infill cladding elements are timber, and metalwork uses twisted bars that allude to cast-iron railings which formed part of the domestic architecture of the area.